La recensione di Killzone: Shadow Fall

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  1. zapboss
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    UNA GUERRA FREDDA SCALDA PS4


    Quello del portabandiera è un ruolo delicato: ricco di onori e oneri al tempo stesso. Complice il forfait all’ultimo minuto di Driveclub, è Killzone: Shadow Fall il titolo “scelto” da Sony per presentare al mondo PlayStation 4. Non è una situazione del tutto inedita per la serie concepita e curata dal team olandese di Guerrilla Games: già all’epoca di PlayStation 2 il primo capitolo venne avvolto coi pesanti vestiti del “Halo killer”, per poi tornare con PlayStation 3 come progetto in grado di convincere chiunque della bontà dell’architettura della console. Quella di Killzone, insomma, è una saga che fin dalla sua nascita è intimamente legata alla console di appartenenza e non poteva, tutto sommato, essere troppo differente nemmeno il destino di Shadow Fall.
    Le domande, a questo punto, sono due: vale la pena acquistare una PlayStation 4 solo per Shadow Fall? Oppure: il nuovo Killzone è il gioco da consigliare a chiunque abbia già previsto l’arrivo in salotto della nuova ammiraglia Sony? Rispondere non è cosa da poco, ma quel che più conta, ora, è sottolineare la forza del gioco di Guerrilla. Che non rivoluziona il genere degli sparatutto in prima persona e, molto sinceramente, nemmeno ci prova. In questo è assolutamente onesto: Killzone: Shadow Fall è un nuovo capitolo di una serie dalle caratteristiche più che mai canoniche, graziato però da una leggerezza e da una modernità nuova, rispetto a chi lo ha preceduto. E sì, Killzone: Shadow Fall è anche un bel giocare.

    Ancora una volta al centro di tutto c’è lo scontro tra Vektan ed Helgast, costretti a dividersi lo stesso pianeta (Vekta) dopo la distruzione di Helgan testimoniata da Killzone 3. Con rimandi più che suggestivi alla guerra fredda che ha tenuto banco fino alla fine dei nostri anni ‘80, Killzone: Shadow Fall allestisce un copione fatto di spionaggio e controspionaggio, di scontri individuali consumati sotto all’ombra del gigantesco muro che divide le due popolazioni, piuttosto che premere l’acceleratore sulla guerra totale di civiltà che ha caratterizzato gli episodi precedenti. Forse anche per questo lo stile di gioco è più veloce e i movimenti sono più delicati e leggeri. Nei panni dello Shadow Marshall Lucas Kellan, ci si ritrova al di qua e al di là del muro, impegnato nell’infiltrazione tra le fila nemiche, tanto per destabilizzarle, quanto per acquisire nuove informazioni o cancellare le tracce dell’attività delle forze di Vekta in quello che viene definito New Helgan. Ma, naturalmente, nulla è da dare per scontato e niente è così semplice, quando di mezzo c’è una guerra, anche se solo suggerita se non proprio combattuta apertamente, che da sempre contrappone le due fazioni.
    La profondità narrativa di Killzone: Shadow Fall non è propriamente il punto di forza del gioco. Nonostante qualche buona intuizione e un’atmosfera piuttosto riuscita, di scambi epici e intriganti se ne ricordano pochi, così come la recitazione e l’espressività degli “attori” principali non riesce di certo a raggiungere le vette dei migliori nel campo (The Last of Us su tutti, visto quello è difficile tornare indietro). Ma fucile e DualShock alla mano la campagna, costituita da dieci capitoli, si lascia giocare davvero bene. Le armi non stupiscono per chissà quale trovata concettuale, ma mettono in campo sufficiente varietà per riuscire a farsi preferire l’una sull’altra, con qualche squilibrio quando si parla di un singolo fucile capace di abbattere le barriere energetiche di un certo tipo di Helgast, soprattutto nella fase avanzata del gioco.

    Con mappe di gioco piuttosto generose in quanto a dimensioni e possibilità offerte a Lucas, Killzone: Shadow Fall si dimostra fiducioso nelle capacità del giocatore, lasciandogli la libertà, perlomeno in alcuni casi, di trovare una propria via verso l’obiettivo. Una via che non prevede unicamente il crivellamento dei nemici, ma anche fasi di pura esplorazione (non sempre suggerita al meglio, alcuni ostacoli teoricamente sormontabili invece non lo sono e pare di essere di nuovo alle prese con i “muri invisibili” dei primi giochi in 3D), così come sequenze in cui si galleggia a gravità zero attorno o all’interno di stazioni spaziali e altre in cui si viene accompagnato da un personaggio non giocante che aumenta le risorse a disposizione del Marshall Kellan.
    In quanto a ritmo di gioco Killzone: Shadow Fall non sbaglia quasi mai un colpo. L’alternanza tra le differenti tipologie di missioni permette sia di tirare il fiato, sia di spezzare quella che, altrimenti, sarebbe una semplice catena di sparatorie ed esplosioni assortite. Peccato solo che l’intera avventura sia minata da quello che, all’apparenza, è il frutto di una mancata e massiccia fase di test. Così succede che gli Helgast si dimostrino tanto proni all’essere sforacchiati (perché non brillano per acume strategico e tattico, o anche solo per istinto di conservazione), ma cinque minuti dopo ci si ritrovi morti, abbattuti da un solo colpo di un qualche nemico comparso alle spalle. In verità una serie di gadget tecnologici a disposizione di Lucas permettono sempre un approccio piuttosto ragionato, come quello che consente di scoprire le posizioni degli avversari (e di elementi interessanti quali casse di munizioni o buste di adrenalina, che permettono di essere riportati in vita). Nell’economia di gioco è centrale lo sfruttamento di un drone denominato O.W.L., che può essere utilizzato per attaccare, per difendersi creando uno scudo temporaneo, per raggiungere nuovi punti delle mappe grazie a una fune metallica o per mettere fuori uso barriere energetiche o sistemi computerizzati a marchio Helgast. Il tutto avviene tramite una selezione da effettuare sfiorando con il dito il touchpad centrale del DualShock 4. Funziona bene e rappresenta un’integrazione semplice ma efficace delle nuove caratteristiche del controller Sony, di cui viene sfruttato anche l’altoparlante interno per la riproduzione degli audiolog da recuperare tanto su Vekta, quanto su New Helgast.

    L’aspetto sicuramente più entusiasmante e convincente di Killzone: Shadow Fall, comunque, è quello tecnologico. Se i primi capitoli riescono già a dare un’idea delle potenzialità dell’hardware di PlayStation 4, la seconda metà del gioco dipinge su schermo panorami che mozzano letteralmente il fiato. Il dettaglio poligonale è stupefacente, così come la complessità degli ambienti o lo splendido utilizzo dei colori, assai più vivi e pulsanti rispetto allo stile tradizionale dei precedenti Killzone. Più volte, durante le mie sessioni di gioco, ho premuto il pulsante Share del DualShock 4 per spedire ad amici e conoscenti immagini e video tratti direttamente da quanto avevo appena visto e vissuto. Se questo è solo l’inizio, ci aspettano davvero grandi, grandissime cose. E non è da meno il comparto sonoro: consiglio altamente l’utilizzo di un buon paio di cuffie (o, alternativamente, di un sistema home theater degno di questo nome). Solo così ci si può godere il suono cristallino di ogni effetto, così come la potenza dei temi, debitori tanto alle composizioni hollywoodiane di Zimmer (Inception su tutti, prevedibilmente), quanto ai suoni tra l’industrial e l’elettronico di Trent Reznor e Atticus Ross (The Social Network).
    Arrivati alla conclusione dello scontro tra Vektan ed Helgast, rimane a disposizione una ricca componente multiplayer, fatta di una vera e propria carriera da percorrere attraverso missioni assegnate all’interno delle partite. A disposizione del giocatore ci sono tre classi (Assault, Support e Sniper), ognuna delle quali può essere fatta evolvere, anzi perfezionata dato che tutte le armi (22) sono disponibili fin dal primo momento. Con la possibilità di creare le proprie Warzone, da personalizzare scegliendone ogni aspetto, così come di prendere parte a quelle preparate dal resto della comunità o dai ragazzi di Guerrilla, non si può certo dire che ci sia poca carne al fuoco. Purtroppo nei test effettuati in questi giorni il numero di giocatori era molto basso, forse per un blocco a livello di server, dedicati ai singoli continenti. Altre volte, invece, è successo di dover aspettare oltre dieci minuti per accedere a Warzone ben più popolate, ma ricevendo, infine, un errore di connessione. Probabile che il tutto venga risolto dal semplice lancio di PlayStation 4 e di Killzone: Shadow Fall anche nel Vecchio Continente.

    MODUS OPERANDI

    Ho giocato a Killzone: Shadow Fall grazie a una copia del gioco inviata direttamente da Sony. Ho completato la campagna principale al livello di difficoltà standard raccogliendo circa la metà degli elementi collezionabili, che aiutano ad approfondire la conoscenza dei personaggi e alcuni risvolti della trama. Qualche problema con le fasi multiplayer, in cui mi sono ritrovato a giocare o da solo o a essere rimbalzato letteralmente dai server. Ma è più che credibile che si tratti di un problema legato alla tempistica: quando PS4 e Killzone: Shadow Fall saranno nei negozi, le Warzone si riempiranno.

    VERDETTO

    Killzone: Shadow Fall è un gioco onesto e sincero. Non aggiunge praticamente nulla al genere di appartenenza, ma dimostra una buona competenza e riesce ad allestire una campagna principale più che decorosa e a tratti decisamente godibile, nonostante qualche svista e problema di bilanciamento. Tolte alcune scelte stilistiche nella realizzazione degli interni, tecnicamente il lavoro svolto da Guerrilla è da applausi a scena aperta, nonché un modo più che consigliabile per scaldare i muscoli alla propria PlayStation 4.

    8.1Killzone: Shadow Fall per PS4
    OTTIMO
    Guerrilla offre ai possessori di PlayStation 4 un FPS che non stravolge i canoni, ma che funziona quasi sempre bene.


    +Buona campagna
    +Tecnicamente splendido
    +Multiplayer ricco

    -Nessuna idea nuova
    -IA rivedibile
     
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0 replies since 27/11/2013, 19:21   30 views
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